In attesa di proporre la recente conversazione che si è svolta tra Maurizio Ferraris e Jocelyn Benoist nella sezione finale del festival mediterraneo della laicità a Pescara, il 22 ottobre 2017 sul tema della Costruzione e decostruzione della conoscenza, presentiamo un interessante conversazione sulla postmodernità.
L’illuminismo, lo storicismo dell’800 erano vissuti nella convinzione che ci fosse un progresso dell’umanità verso il meglio, che scienza e sapere portassero all’emancipazione della società e che ci fosse una sorta di sviluppo senza fine.
Un serie di contingenze storiche nel ‘900, come le guerre mondiali, hanno tolto smalto a questa idea.
Jean-François Lyotard nasce a Versailles il 10 agosto del 1924. Studia all’Università Sorbona dove ottiene l’abilitazione in filosofia nel 1950.
Per due anni insegna in un liceo maschile in Algeria. L’esperienza vissuta nel possedimento francese lo porta a interessarsi alla situazione politica delle colonie e a maturare posizioni di tipo socialista.
Nel 1954 si unisce al gruppo rivoluzionario “Socialismo o Barbarie”, e, dieci anni dopo, è tra i fondatori di “Potere operaio”. Nel frattempo dà alle stampe La fenomenologia, breve analisi dell’opera di Husserl e di Merleau-Ponty che allarga la riflessione fenomenologica alle scienze umane, alla psicoanalisi freudiana e al marxismo. Gradualmente l’autore si discosta dal socialismo rivoluzionario e torna a dedicarsi all’attività di ricerca e di insegnamento.
Nel 1971 ottiene il dottorato con una tesi intitolata Discorso, figura, in cui analizza le complesse relazioni che si instaurano tra il linguaggio e l’immagine nell’arte.
L’anno successivo è nominato docente all’Università di Parigi-Vincennes. Ha inizio un periodo di grande produzione intellettuale, nel quale vedono la luce scritti come A partire da Marx e Freud, ed Economia libidinale, che propongono una revisione delle concezioni estetiche dominanti e del marxismo, alla luce dei concetti freudiani di pulsione e desiderio.
Nel 1979 Lyotard pubblica la sua opera più nota, La condizione postmoderna, che introduce una categoria interpretativa che diventerà fondamentale nell’analisi della società contemporanea.
Il filosofo si spegne a Parigi il 21 aprile del 1998.
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